I due elementi chiave per apprendere lezioni utili dalla vita

 

Tutti mi hanno sempre detto che avere un bambino avrebbe cambiato la mia vita.

E che i bambini sono i nostri più grandi maestri, che abbiamo tanto da imparare da loro e che sono il più potente motore di crescita che abbiamo a disposizione.

Scrivo questo articolo al 13esimo giorno di vita di Maddalena, perciò non sono di certo un esperto di bambini. Ma una cosa l’ho capita: i bambini non ti aiutano a crescere.

Lo so, è un’affermazione forte e in controtendenza a quello che sembra evidente a chiunque. Ma lascia che ti spieghi.

Ieri mia figlia ha pianto e strillato per un’ora, senza alcun motivo apparente. Era a posto col cibo, con il cambio, con le coccole. E ha pianto lo stesso. Motivo? Mistero.

Stare di fronte al pianto di un figlio per un’ora, senza capire nulla di quello che serve per aiutarlo, per farlo stare meglio, è un’esperienza frustrante.

Impotenza, frustrazione, rabbia.
Sarei disonesto se non dicessi che mi è venuto su di tutto.

E ho compreso qual era l’unica cosa da fare.
Stare lì e accettare che le cose andavano in quella maniera, anche se non lo volevo.

Imparare ad accettare l’ignoto e l’indeterminato, imparare a mollare il controllo sulle cose che non si possono controllare è forse uno degli atti più importanti che io possa tentare di apprendere nella vita.

E’ stata mia figlia a insegnarmi tutto ciò? E’ stata la vita?

Sì. E anche no.
La vita non insegna nulla. I bambini fanno solo i bambini. La vita è solo la vita.
Sai perché lo dico?

Perché mentre tentavo di far pace col fatto che ero impotente di fronte al pianto di mia figlia, qualcosa ha cominciato a scricchiolare.
Si agitavano emozioni, sentimenti, atteggiamenti negativi che avrei potuto tirare fuori.

Ho compreso in modo evidente che la frustrazione si può mutare in rabbia e avrei potuto opprimere mia figlia, anziché aiutarla.
Mi sarei potuto arrabbiare con lei. Mi sarei potuto arrabbiare con mia moglie.
Non c’è nulla di razionale, ma la frustrazione e la rabbia non sono razionali. Hanno solo bisogno di sfogarsi alla prima occasione.

Mi sono passate queste e altre cose per la testa. Di fatto, sono arrivato davanti a un mio limite.

E in quel momento ho capito che non è automatico.
Tutte le cose che ho scritto avrei potuto sceglierle. Non basta avere un figlio per diventare una persona migliore. O, uscendo dall’esempio specifico, non basta vivere determinate esperienze per cambiare e cambiare in meglio.

Se così fosse, tutti quelli che si scontrano con i loro limiti diventano in automatico persone migliori. Non è così.

La vita che ci capita è un insieme di eventi.
Questi eventi rappresentano una possibilità, un potenziale di miglioramento, ma a una condizione: che scegliamo di guardarli con attenzione.

Perciò non è mia figlia, o la vita che mi insegna qualcosa.
Sono io che scelgo di dare attenzione alla vita.

Sono io che scelgo di dare attenzione agli eventi e di vedere se e come posso trarne vantaggio per imparare di più, conoscere di più, diventare una persona migliore di prima.

Gli elementi chiave sono due: scelta e attenzione.

Con questi due elementi noi guidiamo la vita. Apprendiamo lezioni dalla vita. Affrontiamo gli eventi (mia figlia che piange), ma non ci facciamo schiacciare da essi. Ne usciamo più forti, più consapevoli, più abili.

[feature_box style=”13″ title=”Scelta%20e%20attenzione%20sono%20due%20espressioni%20dell%E2%80%99individuo%20nella%20realt%C3%A0.” alignment=”center”]La scelta è il modo in cui l’individuo esiste, è la forma che prendiamo nella realtà. Siamo le scelte che facciamo.

L’attenzione è l’organo di senso dell’individuo. E’ il modo in cui noi conosciamo la realtà. Solo dando attenzione a qualcosa possiamo conoscerla. Solo conoscendo possiamo agire.

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Perciò sì, possiamo tranquillamente dire che la vita è maestra e ci insegna.
Ho un po’ barato in questo articolo.
Ma era per puntare l’attenzione su qualcosa che spesso sfugge: che siamo noi a scegliere di dare attenzione alla vita.

D’altronde, i maestri si possono solo scegliere.
Che sia mia figlia, la vita o il vicino di casa, solo io posso scegliere da chi, come e quando apprendere delle lezioni utili.
Senza scelta anche l’insegnamento più nobile rimane inascoltato.

Spostare l’attenzione dall’esterno all’interno, da ciò che accade fuori alle tue abilità personali, è un esercizio utile per comprendere che il modo in cui vivi, apprendi, comunichi, ti esprimi, sogni, progetti, agisci, rispondi al mondo in cui esisti, dipende da te.

Sei tu che con le tue scelte e la tua attenzione decidi dove vai e costruisci il tuo presente e il tuo futuro.

E questo che tu sia consapevole o no di farlo.
Per il solo fatto che esistiamo noi prendiamo delle decisioni. Anche se non ce ne rendiamo conto.
Per il solo fatto che esistiamo noi puntiamo l’attenzione su qualcosa. Anche se non ce ne rendiamo conto.

Se la nostra vita non è abbastanza soddisfacente (o non lo è per niente), è probabile che sia una somma di eventi, causati da scelte e attenzione puntata in direzioni errate.

Il che significa, in due parole, che siamo i fautori della nostra esistenza. Ne siamo i responsabili, almeno dall’età adulta in avanti.
E siamo anche quelli che possono cambiare rotta.

Il “trucco” è fare scelte sempre più consapevoli e scegliere di puntare l’attenzione verso obiettivi che ci fanno crescere e andare avanti.
E poi agire.

Fai buone scelte. Porta l’attenzione su ciò che ti fa crescere.

E allora la vita avrà un mondo di lezioni da insegnarti.

 

[feature_box style=”13″ title=”Scelta%20e%20attenzione” alignment=”center”]Quanto le usi nella tua vita? Quanto ritieni dovresti usarle di più?

Fammi sapere la tua opinione nei commenti qua sotto!

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PS: Sull’essere consapevoli di sé potremmo aprire un capitolo a parte. Ti consiglio di dare un occhio al sito Essere Integrale, una delle migliori risorse che potrai trovare sul web nel panorama italiano.

 

 

 

17 commenti su “I due elementi chiave per apprendere lezioni utili dalla vita”

  1. Sono d’accordo anche io Matteo, la vita non ci insegna propriamente in modo diretto,
    ma noi attivamente possiamo trarne gli insegnamenti quando siamo attenti e ricettivi, quindi attivi, al centro di noi stessi.
    Non sempre è facile, ma ci si può arrivare, con allenamento, conoscenza e sostegno.
    Diventare attori e registi della propria esistenza che avventuroso progetto!

  2. Caro Matteo, questo tuo articolo è arrivato a proposito. Tua figlia di 13 giorni piange. La mia di 21 anni sta male e non vuole il mio aiuto. E anch’io come te dopo salti mortali mentali e fisici di ogni genere, ho scelto di mollare la presa e accettare e basta. Primo fra tutti e con grande fatica cerco di non rispondere alla frustrazione e rabbia e alla mente reattiva…. (cosa per me difficilissima) Ma anche la mia serenità è importante per la vita… e il tuo sostegno nel perseguire l’accettazione mi sarà molto utile!

    1. Carissima Nadia,

      grazie per questa condivisione.

      Tu hai sempre compreso cosa sono davvero gli articoli e i post su Facebook: un filo per mantenerci connessi e tenere vivo il lavoro e la relazione. Ne sono davvero lieto.

      Comprendo la situazione e posso solo immaginare quando dev’essere difficile.
      Quando avevo proprio l’età di tua figlia, mollai i miei genitori come autorità primaria e cercai delle figure sostitutive. Non lo feci in modo consapevole, ovviamente…però lo feci. Mia madre ci soffrì un sacco. Non poté far altro che accettare e aspettare che tornassi.
      All’epoca ero probabilmente deluso (non ricordo da cosa) e quindi cercai persone che non mi deludessero.
      Mi sa che i genitori sono davvero in una posizione scomoda, si beccano tutta la rabbia, la delusione, le ansie, gli irrisolti dei figli (anzi, mi ci faccio un promemoria per quando toccherà a me)!

      La tua serenità è importante, direi fondamentale. Senza quella è difficile perseguire la serenità di altri.
      Tieni duro. Gli strumenti ce li hai, le relazioni anche, per quanto magari un po’ più lontane di prima.

      Io ci sono sempre, anche se ora, con la nuova condizione di neo genitore, ci metto un po’ più tempo a rispondere. Ma sono sempre presente.
      Un grande abbraccio, a presto.

  3. Ho letto il tuo articolo e nel rinnovarti complimenti per la piccola come sempre o quasi sempre accade non riesco ad empatizzare pur simpatizzano molto con quello che scrivi la vita ci pone delle scelte e dell’attenzione come dici tu ma alcune vite vengono premiate da queste scelte altre vite no è un po’ come quando si fa una torta si fa la spesa si cercano gli ingredienti migliori facendo attenzione alle etichette e si scelgono quelli di prima qualità poi nel assemblarli si fa ancora attenzione e si sceglie una ricetta magari facendosi sostenere da un libro scritto da qualche bravo chef o pasticcere si seguono i passaggi in maniera scrupolosa e poi se fin qui noi abbiamo scelto e abbiamo fatto attenzione si inserisce nel forno il nostro preparato se quel forno è perfettamente funzionante il nostro impasto si trasformerà in una squisita torta ma se poi il forno è difettoso è vecchio oppure viene a mancare la corrente a metà cottura la nostra torta verrà bruciata o resterà cruda o non sarà fragrante al punto giusto o nei casi peggiori sarà da buttar via la frustrazione crescerà è la nostra attenzione le nostre scelte il nostro impegno verranno un mortificati da un forno difettoso e il forno è esattamente la vita che prende in lei le nostre scelte e in qualche modo decidere se premiarli o meno la vita si può cambiare ma alcune vite rimarranno irrimediabilmente indietro tutto questo farà crescere la soddisfazione di coloro che nella vita riescono a fare le scelte vincenti e quindi ad avere dei premi per le loro scelte e la loro attenzione ma non tutti i forni e quindi non tutte le vite sono uguali alcune verranno non premiate frustrate e una grossa probabilità non riusciranno a c’entrare gli obiettivi credo che la vita sia qualcosa che ci ha dato alla nascita è gran parte del percorso sia segnato se la nostra vita è un forno che non va o è un forno che non riesce a produrre il calore necessario per trasformare le pietanze preparate prima in un ottimo piatto finale allora le nostre scelte saranno sempre poco azzeccate e non per colpa nostra dipende dalla vita dipende dal destino dipende dal percorso che c’è stato affidato ecco perché simpatizzo molto per quello che scrivi ma non riesco ad rmpatizzare quello che scrivi non tutte le vite sono uguali non tutti i destini sono positivi e talvolta il sostegno le scelte l’attenzione l’accettazione portano frustrazione non dubito che nella maggior parte dei casi portino ha successo però non sono convinto che grazie al sostegno grazie all’attenzione grazie all’accettazione tutti possano tutto è un mio pensiero però quello che puoi fa più male e sentire le persone dall’esterno che ti dicono sempre forse è perché non hai posto attenzione forse non sei riuscito in una determinata cosa perché non hai fatto le scelte giuste forse non ti sei impegnato grazie per avermi letto fin qui

  4. Chiedo scusa per i refusi ma ero in modalità dettatura ero in modalità dettatura e non ho controllato poi per la fretta di inviarti il messaggio spero che sia chiaro comunque ciao

    1. Ciao Giuseppe, è tutto a posto, non ci ho visto durezza nel tuo commento, semmai non c’è l’ombra di punteggiatura. E’ stata un’impresa leggerti! Ti prego, la prossima volta non avere fretta…

      Io ti comprendo molto bene. Che tu ci creda o no (ma se ci credi lo preferisco), quel forno difettoso l’ho avuto per un sacco di tempo. Diciamo un po’ più di trent’anni? Adesso ne ho quaranta. Perciò ho passato un sacco di tempo a infornare cibi che venivano bruciati e la frustrazione era enorme e il desiderio di abbandonarsi alla rassegnazione era sempre dietro l’angolo. Anzi, sarò sincero fino in fondo. E’ ancora dietro l’angolo. La tengo a freno, la voglia di mollare tutto e di rassegnarmi, il dolore dei fallimenti passati che non mi hanno fatto crescere di un grammo, ma hanno solo scavato e inciso nello spirito e nella carne dolore su dolore.
      Capisco anche il dolore di sentirsi dire dagli altri “forse non hai fatto questo e quello, ecc…”. Che poi da fuori sono tutti maestri.

      Tuttavia, questo non sposta di una virgola la tua situazione. Che non è rosea, a giudicare da quello che mi hai scritto anche l’altra volta.
      Io non ce le ho le soluzioni universali, soprattutto in un commento di un blog, ma adesso ti racconto come ne sono venuto fuori io. Come ho aggiustato un po’ quel forno rotto.

      Sono due cose.
      La prima: mi sono stufato. Un giorno ho compreso che della vita non avevo capito niente e che avevo fatto tutto sbagliato. In pratica la sofferenza è stata talmente tanta che ho deciso di fare qualcosa per uscirne.

      La seconda: ho compreso che da solo non sarei andato da nessuna parte. Perciò ho cercato delle persone più in gamba di me, che sapessero fare quello che io volevo fare, ma che non ero capace e le ho seguite. Ho fatto quello che mi dicevano. Mi sono fidato ciecamente.
      Il tutto NON è stato indolore. Ma ha prodotto dei risultati niente male.

      Il mix di questi due elementi è “l’ingrediente segreto” che mi ha tirato fuori da una vita fallimentare. Altrimenti, adesso sarei ancora solo come un cane. E te lo dico sinceramente: non so cosa avrei fatto.

      Mi auguro di esserti stato utile. Forse scriverò un articolo riprendendo il commento che mi hai scritto. Ci sono delle cose molto interessanti.
      Un caro saluto.

    1. Purtroppo potresti dover aspettare parecchio, verrà dopo una serie di altri.
      Ma in realtà non sarebbe che un’estensione del commento lungo eterno che ti ho scritto qui sopra. Perciò potresti cominciare rispondendo a quello e vedere se qualcosa ti può tornare utile, che dici?

  5. Ciao Matteo ,ecco la mia risposta al tuo post di qualche giorno fa, sei stato utile direi quasi di no nel senso che mi sono sentito dire queste cose a più riprese in piu di vent’anni, sono 21 a settembre, che lavoro su me stesso 14 anni di percorsi sulle mie dinamiche interne e 7 anni di psicoterapia psicanalisi prima, non so ma se a 16 anni e mezzo età in cui ho cercato aiuto io avessi avuto la consapevolezza di oggi non mi sarei certo messo a cercare aiuto anche perché acquisire consapevolezza su me stesso non ha fatto altro che moltiplicare il mio dolore e quando sento storie come la tua, percorsi che sono come macchine ferme fredde ingolfate ma che poi ripartono grazie ad un intervento anche doloroso di sbumane di ciò che non va ,mi sento solo più solo, la mia non è una macchina ferma fredda ingolfata è un treno guasto immobile sui binari di cui ira conosco ogni singola parte del motore delle dinamiche di locomozione materiale e pesa…ma che non riparte e non è possibile spostare con la forza di 2 10 o 100 braccia umane… per questo se non avessi cercato aiuto 21 anni fal sarei con il mio treno guasto sui binari ma non avrei la frustrazione di conoscerne ogni singolo pezzo, stavo meglio 20 anni fa senza aiuti senza sostegno che poi si è rivelato spesso non utile , intendiamoci valido…talvolta validissimo ma non utile ed è per questo che quando leggo i vostri articoli su questo blog penso che siano sicuramente molto sicuramente molto utile ma che possano essere anche abbastanza inefficaci per alcune persone perché non credo che la mia vita sia unica credo che sia sporadica ma che ce ne siano in giro altre ti ringrazio comunque per avermi parlato della tua esperienza e ti credo profondamente la maggior parte delle macchine ferme ingolfate o con piccoli o grandi guasti possono ripartire al limite possono anche essere spostate con le mani con le braccia con le corde ma esistono treni di grosse dimensioni fermi su binari morti a cui è meglio sottolineare il fatto che si può assumere consapevolezza ma soluzionare le cose sarà molto molto difficile se vuoi rispondermi in privato via mail sono felice grazie a presto

    1. Ciao Giuseppe, ti ho compreso.
      Preferisco la risposta pubblica, perché questo è un blog pubblico e qualsiasi cosa scritta qui può essere uno spunto utile anche ad altri.

      Comprendo la sofferenza, la solitudine e anche il confronto doloroso con chi va avanti, quando ci si sente fermi. Comprendo tutto perché l’ho provato (e lo provo ancora). Comprendo anche che tu non te ne faccia nulla. Ma è l’unica cosa che posso fare per te.

      Comprendo benissimo la questione dei treni sui binari morti. Non ho mai detto e mai dirò che una cosa è facile. Il livello di difficoltà varia da persona a persona. Per me è sempre stato tutto difficile. Altri cambiano la propria vita facendosi due risate. Beati loro!
      Perciò sì, per alcuni uscire dal proprio disagio può essere molto, ma molto complicato.

      Noi, Davide ed io, facciamo questo, scriviamo articoli, teniamo corsi, perché l’abbiamo scelto profondamente.
      Siamo consapevoli che non si può, passami il termine, “salvare tutti.” Non siamo illusi. Né pensiamo di proporre soluzioni valide per tutti. Nessun percorso è per tutti. Lo sappiamo bene.

      Tuttavia, finché ci siamo, finché qualcuno si relaziona con noi, non ci metteremo a dirgli che non ce la può fare. Semplicemente perché non lo sappiamo. Non diremo nemmeno che le cose sono facili. Continueremo a proporre gli strumenti che conosciamo e ad andare avanti.

  6. Apprezzo molto i vostri articoli e suggerisco il blog e anche le cose che fate ad amici e parenti…come suggerisco spesso anche molte cose che ho fatto…il mio non era un tono polemico…solo molto spossato…

    1. Grazie per la stima. La apprezzo sinceramente.
      Ti assicuro che non ho sentito alcuna polemica da quando abbiamo iniziato questa discussione. Anzi.
      Ho risposto in maniera diretta, ma sono tranquillo. Probabilmente anch’io sono un po’ stanco.

      Ti ringrazio per l’interessante scambio di vedute. Per me è stato utile. Dico davvero.
      E se ne verrà fuori un articolo, forse potrà essere utile anche ad altri.
      Alla prossima. Un caro saluto.

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