La solitudine e i bisogni di relazione: mini guida per capire cosa ti serve e cosa no

La mattina mia figlia si sveglia e cerca la tetta della mamma.
Se non la trova subito sembra stia per morire di fame.

Poi a volte me la porto in soggiorno a giocare insieme, così mia moglie riposa.
E lì accade una cosa strana.
La fame sparisce.
Un minuto prima sembrava che non avesse mai mangiato in vita sua, il momento dopo è tranquilla. A volte passano anche due ore prima che si «ricordi» di avere fame.

Com’è la faccenda allora? Ha fame o no?

Sì, ha fame ma non così tanta.
In quel momento ha più bisogno di attenzione. Ha bisogno di qualcuno che entri in relazione con lei. Che la guardi, che le parli, che rida con lei, che giochi con lei.
Se non c’è la possibilità si accontenta della tetta.
Per una neonata la tetta è sempre mamma e quindi è pur sempre relazione.
Non è esattamente quello che vuole in quel momento, ma a lei va bene comunque.

Perché ti racconto questa storia?

Perché noi siamo uguali a mia figlia di tre mesi.
Tutti noi, indipendentemente dall’età, abbiamo bisogno di nutrirci, oltre che di cibo, anche di relazioni.

E se non ci riusciamo, ci buttiamo sulle alternative, ci buttiamo sulla “tetta”.
Le similitudini con i neonati però finiscono qui. Perché a loro l’alternativa fa bene.
A noi no.

In questo articolo vedremo una definizione di solitudine utile a capire se e quanto ci sentiamo appagati nelle relazioni. E cosa si può fare in merito.

La solitudine e le relazioni

Le buone relazioni ci riempiono.
Abbiamo bisogno di relazioni di qualità.
Le relazioni di qualità sono quelle i cui effetti sono positivi per noi.
È un’esigenza che non dipende dall’età anagrafica: ce l’ha mia figlia a 5 mesi, ce l’ho io a 40 anni, ce l’ha chiunque.

Siamo fatti così in quanto esseri umani.
Così come abbiamo bisogno di nutrienti, liquidi, ossigeno e riposo per l’organismo, così come abbiamo bisogno di «consumare» cultura per tenere allenata la mente, altrettanto abbiamo bisogno di relazioni per soddisfare una necessità propria dell’individuo.

Soddisfare i bisogni di relazione significa non stare soli.
La solitudine è una delle più tremende «malattie» dell’uomo. E la cura sono relazioni belle, positive, entusiasmanti.

In quanto esseri umani abbiamo bisogno degli altri. La solitudine ci ammazza proprio. Ma di cosa abbiamo bisogno nello specifico?

Penso che sia ovvio, ma lo dico lo stesso: solitudine non è essere soli fisicamente.

Puoi anche avere due amici e non sentirti solo.
Esattamente come puoi stare in mezzo a mille persone che conosci personalmente e vivere una condizione di solitudine totale. Ho spesso frequentato persone a cui volevo un gran bene ma con le quali mi sentivo alla fine molto solo.

Com’è possibile? Cos’è davvero la solitudine?

Solitudine è vivere una condizione che NON soddisfa i tuoi «bisogni di relazione».

Non c’entra assolutamente nulla chi frequenti, quante persone e quali.
C’entra con la qualità delle relazioni che hai.

Perciò possiamo capire davvero cosa sia la solitudine se capiamo quali sono i bisogni che tutti gli esseri umani hanno bisogno di soddisfare, in quanto esseri umani. E vedere se li soddisfiamo o no.

I bisogni di relazione fondamentali

In quanto appartenenti al genere umano, abbiamo dei bisogni di relazioni che, esattamente come quelli fisici, dobbiamo soddisfare per vivere una vita che sia almeno decente.

Eccone alcuni in ordine sparso:

  • sentirci compresi completamente o in modo sufficiente per noi
  • essere visti
  • essere amati/amare incondizionatamente
  • poterci esprimere completamente
  • essere stimati/stimare
  • comprendere completamente l’altra persona
  • avere la fiducia dell’altra persona
  • fidarci completamente di qualcuno
  • sentire che qualcuno si prende cura di noi
  • prenderci cura di uno o più altri
  • essere sostenuti in un progetto o un momento difficile
  • sapere di essere nei pensieri di qualcuno
  • non essere feriti
  • non ferire
  • eccetera…

Ho inserito le prime cose che mi venivano in mente. Non c’è un ordine logico, né la pretesa di essere esaustivo.

Il concetto è che abbiamo bisogno davvero di tante cose per stare bene.

Abbiamo bisogno che tutti i nostri bisogni di relazione siano soddisfatti.
Tuttavia, non è detto che una singola persona li soddisfi tutti. Ecco la necessità di una rete di relazione in grado di coprire tutta la gamma delle mie esigenze.

Abbiamo bisogno che siano soddisfatti completamente.
Se qualcuno ci comprende, desideriamo che ci comprenda in modo totale, non solo un po’ e il resto è lo stesso.

Abbiamo bisogno di averli soddisfatti con una certa frequenza.
Quante volte vogliamo essere compresi nell’arco di un anno, di un mese e perché no, anche di una singola giornata?
D’altronde, mangiamo, beviamo e respiriamo tutti i giorni, no? Con le relazioni è uguale.

Mia moglie si aspetta che la ami e la rispetti tutti i giorni.
Non oggi sì e domani vediamo. Oggi ti comprendo e ti stimo e domani chissà, magari ti disprezzo o ti ignoro. Dipende se mi alzo col piede destro o con quello sinistro.
No! Tutti i giorni. Sempre. E io mi aspetto la stessa cosa, ovviamente.

Ma se io sto benissimo anche da solo?

Questa è l’obiezione più diffusa che mi sento fare. Se uno è convinto della bontà di questa affermazione, non intendo certo fargli cambiare idea.

Se invece hai qualche dubbio, devi sapere che la maggior parte delle persone non sa nemmeno di avere dei bisogni di relazione. Figurati andare a soddisfarli!
Perciò moltissime persone si accontentano di quello che hanno.

Lo scopo di questo articolo è anche quello, se possibile, che tu scelga di smettere di accontentarti.

Vedi se fai parte di uno di questi tre gruppi:

1. La maggior parte delle persone NON sa di avere dei bisogni di relazione
Non ci è stato insegnato. Non ci è stato insegnato che è importante comprendere ed essere compresi e nemmeno QUANTO è importante.

Storicamente parlando, nella nostra società non è stato considerato importante soddisfare i bisogni di relazione. C’erano altre urgenze, come quella di sopravvivere, di portare a casa la pagnotta, di difendersi da nemici, malattie, povertà.

Qualche tempo fa, un’insegnante mi disse:

Vedi Matteo, ai miei tempi – circa 30/40 anni prima – i medici ci dicevano che quando i neonati avevano mangiato e dormito, non avevano bisogno di altro. Ma non era vero. Scoprimmo molto più tardi che c’erano altri bisogni. C’era un bisogno di affetto, ma nessuno ce lo aveva detto!

Si parla di 40 anni fa, non del 1200!

2. Ci sono persone che sanno di avere dei bisogni di relazione ma NON sanno come soddisfarli
Stanno male, lo sanno, sanno abbastanza bene perché, ma non sanno come uscirne. Non sanno proprio come fare. Nessuno ce l’ha insegnato, ricordi?

Molti allora si scoraggiano e finiscono per accontentarsi, credendo che sia impossibile realizzare delle relazioni appaganti.
Il problema è una mancanza di abilità e chiarezza, problemi entrambi superabili.
Io ero a metà fra questi e quelli di prima.

3. Ci sono persone che sanno come fare in teoria ma NON mettono in pratica
Questo perché la pratica è spesso vista come difficile, dolorosa, complessa e di lunga durata. Non voglio mentirti: a volta è davvero così. Ci tocca farci il mazzo!

Tuttavia, se non alziamo il culo e non facciamo qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto fino a ieri, non cambierà nulla.
Moltissime persone preferiscono stare male ma tranquille, piuttosto che fare fatica e rischiare di stare bene.
Ancora una volta, io ero uno di questi. In pratica le cazzate le ho fatte tutte!

I palliativi delle relazioni: quello che sembra ti faccia stare bene

Ok, tutto bello, ma se fosse vero che abbiamo bisogno di soddisfare tutta quella lunga lista qui sopra e pochi la soddisfano davvero, com’è che non siamo tutti incazzati e insoddisfatti?
Com’è che molti si accontentano e stanno bene?

Guardati in giro. A me sembra che la media delle persone ce l’abbia sempre con qualcuno o qualcosa. E che gli manchi sempre qualcosa.

Qui ritorno alla storiella iniziale di mia figlia.
Ti ricordi cosa fa la mia piccola quando non c’è nessuno in quel momento che giochi con lei?
Si attacca alla tetta. E per lei che è neonata va bene così.

Noi facciamo uguale.
Quando la solitudine ci azzanna come un rottweiler e non ci molla più, quando il nostro bisogno di relazione non viene soddisfatto, ci attacchiamo alla «tetta».

Andiamo a cercare tutta una serie di cose che riempiano la solitudine e sostituiscono la soddisfazione dei bisogni di relazione.
Funziona? Ovviamente no!

È come sperare di dissetarsi bevendo Coca Cola.
La Coca Cola è zuccheratissima e non toglie la sete per niente. Mentre bevi la sete si placa, appena finito di bere ritorna. Quindi hai voglia di bere altra Coca Cola. E via così, in una spirale di follia al glucosio, in cui l’unica che ci guadagna davvero è l’azienda che te la vende.

Per le relazioni funziona uguale.
Se vuoi essere compreso, amato, stimato, se vuoi poterti esprimere completamente ma ti butti su cose che non sono relazioni positive, il tuo bisogno rimarrà sempre insoddisfatto.

Perché non te ne accorgi? Perché non ci siamo abituati.

Perché se crediamo che una situazione sia normale ci abituiamo benissimo, anche se ci fa stare mediamente male.
E ci raccontiamo che va bene così. Siamo bravi a farlo.

Come una persona in sovrappeso che tutte le domeniche va al Mc Donald.
Sta male, ma finché il corpo non gli presenta il conto, ingozzarsi a schifezze gli va abbastanza bene. Si è abituato.

I sostituti delle relazioni non funzionano.
Ti fanno stare bene per un po’, ma nel medio e lungo periodo sono fallimentari.

I sostituti delle relazioni funzionano come una spugna.
Assorbono per un po’ il nostro bisogno. Crediamo di stare bene. Quando la spugna è zuppa, viene fuori tutto. Insoddisfazione, dolore, frustrazione, rabbia. A cicli alterni viene fuori, perché non stiamo mai davvero risolvendo la cosa.

Spesso e volentieri, i palliativi non sono negativi in sé, è la quantità e la finalità del loro utilizzo ad esserlo. Dal mangiare troppo, agli acquisti compulsivi, alla ricerca spirituale ossessiva, al raccontarsi che non abbiamo bisogno di nessuno o che possiamo stare in una situazione dolorosa “facendo finta di niente.” Potrei stare ore a fare esempi, ma immagino tu abbia capito.

Attenzione: i migliori palliativi delle relazioni spesso sono…le relazioni stesse!
Nel senso che cerchiamo di sopperire alla mancanza dei legittimi bisogni dell’individuo usando le relazioni in altri modi.

Per fare un esempio, non posso usare il sesso al posto della comprensione. Se in quel momento ho bisogno di comprensione, non è la sessualità il canale da usare.
Allo stesso modo, non posso usare la comprensione al posto della sessualità.
È un esempio banale ma chiaro.

Se il nostro problema è l’essere soli, è il non essere sufficientemente compresi, amati, stimati, la soluzione è SEMPRE e SOLO migliorare la qualità delle nostre relazioni.

Tutto il resto non funziona. Come la Coca Cola per farsi passare la sete.

Perciò, se ti senti solo, cioè se i tuoi bisogni di relazione non sono sufficientemente soddisfatti, l’unica azione sensata è migliorare la qualità delle tue relazioni.

Come migliorare la qualità delle relazioni

Ok, bella frase ad effetto. Ma nella pratica, come si fa?
Nella pratica si fa che si impara. Esistono studi e percorsi adeguati.

Qui non ne parlerò o il rischio è che questo articolo diventi un’enciclopedia.

È importante capire che questo è un viaggio ed è tutto nelle tue mani.
Il desiderio e la scelta devono partire da te, sennò ce la stiamo raccontando.

Scegli.

Non smettere di cercare “le tue relazioni” anche se è difficile.
Non cercare la «tetta» se ti senti solo.
Non bere Coca Cola se hai sete.

Scegli di migliorare la qualità delle tue relazioni. Ora, subito. Adesso.
Non puoi continuare a trascinare la tua vita alla ricerca di false soluzioni.
Scegli ora.

Scelgo anche se non so che cosa fare?

Certo! Sì, scegli anche se non sai come fare. Non importa.
Il desiderio di migliorare è indipendente dai mezzi a disposizione nel momento della scelta.

Hai in realtà due strade davanti.
Fare tutto da solo, andando a cercare le possibili soluzioni un po’ dove capita. È un sistema valido come un altro. Il rischio è che ti porti via più tempo del necessario. Tutto sta a vedere se quel tempo lo hai o se intendi davvero spenderlo.

L’altra via è cercare un sentiero già battuto, con l’indubbio vantaggio di evitare errori inutili (perché già fatti da altri) e farti perdere molto meno tempo.

Vuoi iniziare l’avventura verso relazioni belle e appaganti?
Dove essere visti per come si è e vedere gli altri per quello che sono?
Dove ricevere stima, cura, comprensione senza dover più cercare palliativi che non ti riempiono davvero la vita?

Se la risposta è sì, ti aspettiamo per camminare insieme nel mondo delle relazioni che vogliamo creare.

A rileggerci!

PS: ovviamente la vita è più complicata di così. Le relazioni, per funzionare, devono soddisfare i bisogni delle persone coinvolte contemporaneamente.
Non sono il supermercato del soddisfacimento dei propri e stop.
Sono un flusso e un equilibrio, a volte delicato, di continuo dare e ricevere.

Ma è sempre dalla consapevolezza delle nostre esigenze e dei nostri bisogni che possiamo partire per cercare ciò che ci è più congeniale. E in questo articolo mi sono focalizzato più sull’aspetto del tuo “ricevere”, per non complicare troppo la faccenda.
Avremo modo di approfondire ancora.

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3 commenti su “La solitudine e i bisogni di relazione: mini guida per capire cosa ti serve e cosa no”

  1. Bravo Matteo, mi è molto piaciuto. Invierò questo articolo a un’amica che conosce una coppia di giovani genitori inesperti, molto inesperti! Purtroppo questa coppia è convinta che lasciar piangere la bambina che hanno appena avuto la rafforzi e quindi la mettono da sola in una stanza. Siamo nel 2017 e non nel 1200 , come ben tu fai osservare, per cui …continua a scrivere, Matteo, continua! Un bacio

    1. Matteo Saltori

      Ciao Anna, grazie. Sono lieto che ti sia piaciuto.
      In quanto alla storia che mi racconti, purtroppo non mi stupisce, anche se mi amareggia. Parlo con sempre più persone con figli ormai grandi che rimpiangono gli errori del passato e coppie della mia età o addirittura più giovani, che si apprestano a fare gli stessi errori già commessi dalla generazione precedente! Assurdo.

      Non so quanto il mio articolo possa servire, ma sarei davvero lieto di riuscire, con quel poco che scrivo, a contribuire a spezzare questa catena di convinzioni sull’educazione dei figli.
      Un caro saluto!

  2. Pingback: Le tre domande per migliorare le relazioni una volta per tutte

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