L’imperfezione delle imperfezioni

Le viti avanzate dal montaggio della culla di mia figlia sono un’ottima metafora della vita

 

La vita è come queste due viti.

Sotto Natale ho montato la culla di Maddalena, la mia prima figlia, che nascerà verso la fine di Gennaio.

Chi mi conosce (e chi non mi conosce abbastanza lo scopre adesso) sa che montare qualcosa per me è un’impresa fra l’eroico e l’impossibile.
Insomma, sono imbranato. Ma tanto.

Una persona normale ci avrebbe messo dieci minuti. Io ci ho messo ore.

E alla fine, mi sono avanzate due viti. Quelle della foto.

Orrore! Panico! Terrore!
Al grido di “cascasse il mondo, io non la smonto e la rimonto di nuovo!” (più una sequela di parolacce che sotto le feste ti risparmio) mia moglie e io abbiamo cercato di capire dove andassero quelle viti.

Andavano in due buchi che abbiamo saltato, perché abbiamo montato la culla a modo nostro, cioè più alta del dovuto.

L’abbiamo fatto per scelta, perché il nostro letto è leggermente più alto di quelli standard e volevamo che la culla fosse sullo stesso piano.

Fatto sta che, non seguendo le istruzioni, due viti sono rimaste fuori. La culla è più che solida ma non è come dovrebbe essere.

Tutta la mia vita è come queste due viti.
C’è sempre qualcosa che rimane fuori.
Nulla è perfetto.

C’è un’insistente imperfezione in tutte le cose che faccio, che progetto, che programmo. E ogni volta ne scopro di nuove.

Tuttavia, come non esiste niente di completamente perfetto, non esiste nulla di completamente imperfetto.

Si potrebbe dire che anche l’imperfezione sia imperfetta.

Poi guardo la culla che ho montato, la tensione che ha generato montarla, la pazienza di mia moglie nel sostenermi ogni volta che mi cadeva la brugola in terra, e penso che qui a breve ci dormirà una fagottina che attendiamo da lungo tempo.

E anche se non è perfetta, va bene così.

Ho fatto del mio meglio, pur con la mia imbranataggine.
Mia moglie ha fatto del suo meglio, pur con un marito imbranato.
E il letto è più alto del previsto (ci siamo scordati dell’altezza quando abbiamo preso la culla…)

Pur con tutti gli errori e le mancanze, la culla c’è e ospiterà la nostra piccola in arrivo.
Direi che va molto bene così.

Va bene così è la consapevolezza e la percezione soggettiva che ti auguro di avere o di conquistare per i tuoi progetti e la tua vita, dal 2017 in avanti.

Al netto di errori, imperfezioni, sbagli.
Al netto di tutto quello che lasci fuori o dimentichi.

Perché quando sei vera/o con te stessa/o, quando dai il meglio in quello che fai, alla fine l’unica cosa possibile è tentare di accettare quello che c’è e quello che c’è stato e scoprire che…

…va bene così!

Un grande abbraccio e un augurio per un felice anno nuovo!

5 commenti su “L’imperfezione delle imperfezioni”

  1. Come sempre quando leggo ciò che scrivi mi sembra di essere lì con te.
    Accolgo con gioia il tuo augurio. Grazie!
    Maddalena non si accorgerà nemmeno della mancanza di due viti, perché la culla è stata montata con amore.

    A meno che la culla ceda e si smonti con lei dentro 🙂

  2. Bellissima la storia che racconti della culla e bellissimo il tuo articolo…il problema però sorge quando nonostante quello che con fatica si cerca di mettere insieme nulla va come deve… E li è difficilissimo accettare…e ancora più difficile dopo un tot di bastonate accettare la situazione… Più facilmente ci si rassegna…
    Auguri per la bomba che sarà una gioia immensa…e ti porterà un 2017 da ricordare
    Giuseppe

    1. Matteo Saltori

      Ciao Giuseppe, grazie di cuore per gli auguri. E la bimba sarà probabilmente anche una bomba, per cui il tuo lapsus ci sta alla perfezione!

      Per il resto, che dirti? Ti comprendo come se il tuo commento l’avessi scritto io!
      L’accettazione…quanto è difficile?
      Ed è vero, più bastonate si prendono e più è difficile. Anzi, uccidiamo questo mito che le bastonate aiutano a crescere!

      Ed è un problema, perché l’accettazione è un’abilità chiave per il miglioramento di una persona (e quindi per il suo cammino verso una reale soddisfazione interiore). Senza accettazione non c’è miglioramento, ma solo, come giustamente dici, rassegnazione.

      Capisco perfettamente anche quella.
      Non sono il campione massimo dell’accettazione (anzi!) e la rassegnazione è stata una mia fidata compagna per la maggior parte della vita vissuta finora.

      Sono certo che non sarei mai riuscito a uscirne, mai, se non avessi trovato delle relazioni importanti, dalle quali ho ricevuto tanto e alle quali ho dato tanto a mia volta.

      Tradotto: da soli non se ne esce. Questa è forse una delle più grandi lezioni che ho imparato nella vita.
      Se domani sei collegato, o se comunque ti sei iscritto al Webinar, mi sa che ne parliamo.

      Quindi direi che non ti auguro l’accettazione, come scritto alla fine di questo post, ma di trovare delle relazioni per cui valga la pena di spendere la tua energia, il tuo tempo e la tua attenzione.
      Un abbraccio,

      Matteo

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